Me Agape Reportage

Bambini che spariscono

Scappano dopo un brutto voto a scuola, perché si credono incompresi, perché in casa non si respira un’aria serena.

Perché non si sentono all’altezza delle aspettative dei genitori, perché hanno litigato con la madre o con il padre, perché non hanno ottenuto il permesso di andare a una festa e fare tardi, perché pensano di essere grandi abbastanza da cavarsela da soli.

Spariscono. Per poche ore o per qualche giorno, contando sull’aiuto che riceveranno dagli amici conosciuti sul Web. E ritornano. Per poi riscappare, se la famiglia dalla quale si sono allontanati magari copre degli abusi. Al 15 marzo di quest’anno nella banca dati delle forze di polizia risultavano ricercati 76 minorenni italiani: dodici sotto i dieci anni; venticinque dagli 11 ai 14 anni; trentanove dai 15 ai 17 anni. Gli stranieri erano 207. Alla fine del 2010 c’erano ancora da ritrovare 693 minori, dei quali 186 italiani. E l’andamento degli ultimi anni racconta un incremento, che è frutto però di una scrematura: volta per volta vengono depennati quelli che raggiungono la maggiore età o che nel frattempo sono stati ritrovati. «Le fughe dopo una lite riguardano  soprattutto i nostri adolescenti.

Ma c’è un’altra fascia di ragazzi che è invece legata in qualche modo alle reti di criminalità organizzata, in particolare gli stranieri: costano poco, non sono imputabili, fuggono dai centri di accoglienza o dalle famiglie affidatarie perché c’è già qualcuno che li sta aspettando» , spiega Ernesto Caffo, fondatore e presidente  di Telefono Azzurro. La sua analisi spiega l’impennata nei numeri messi a disposizione dal Commissario straordinario per le persone scomparse, che tiene un registro con i minori che si sono allontanati da casa o dalla comunità a partire dal 1974, spuntando solo quelli che sono rientrati: fino al 31 dicembre dello scorso anno all’appello mancavano 9.510 minorenni, dei quali 7.825 stranieri o ignoti; ma da gennaio al 30 giugno del 2011 quella cifra è salita a 9.804. «Ed è un dato che risente dell’emergenza sbarchi, decuplicati per i noti fatti del Nord Africa» , spiega il viceprefetto Agata Iadicicco, vicario del commissario Michele Penta.

Alla cifra va fatta una tara, naturalmente. In certi casi, quelli più antichi, non è mai stato comunicato il ritrovamento quando è avvenuto. Una grossa fetta di allontanamenti rientra nella «sottrazione da coniuge o altro congiunto», che sulle cifre del Commissario di fine 2010 volano a +62,5% rispetto all’anno precedente per quel che riguarda gli italiani, e +96,08% per gli stranieri. «Nella mia esperienza il 90%dei bambini scomparsi è stato portato via da uno dei genitori» , conferma Federica Sciarelli, ormai  punto di riferimento con Chi l’ha visto? per chi vive le angosce di un’assenza improvvisa e ingiustificata. Un programma tivù che in ventitré anni di attività ha risolto il 66 per cento dei casi. Aggiunge la giornalista: «Il coinvolgimento del cittadino è la chiave del nostro successo. Viaggiamo sui tre-quattro milioni di telespettatori a puntata. Le segnalazioni sono rapide e numerosissime. Ma la denuncia  alle forze dell’ordine è il primo indispensabile passo: senza, noi non consideriamo i casi» .

Elisa Pozza Tasca, presidente dell’associazione Penelope, addirittura indica nella via mediatica una terza strada da intraprendere nei casi di minori contesi. Spiega: «Sono aumentati proporzionalmente ai matrimoni misti. Ovvio che si deve pensare di risolverli prima attraverso la via diplomatica, quindi con i nostri consolati e ambasciate  all’estero, poi servendosi della Convenzione dell’Aja. Ma voglio sottolineare l’importanza della tivù. Da poco un padre è riuscito a mettersi in contatto con l’ex moglie ucraina e il figlio dopo essere andato a un programma pomeridiano della Rai: mamma e bambino erano ritornati nella patria di lei e un parente aveva avvisato la donna dopo aver seguito la trasmissione» . Anche Facebook e i social network sono diventati un buon alleato nelle ricerche. «Ci è successo qualche settimana fa con una ragazzina che si era allontanata da casa, in Trentino» , dice Caffo. Che mette  in luce un’altra novità nella tipologia di fughe. «Un tempo si scappava dal paese per andare in città. Adesso si fugge per raggiungere Berlino o un’altra capitale europea. Di fatto, la fantasia di fuga riguarda il 20-30 per cento dei ragazzi» . Resta un buco legislativo e riguarda i permessi retribuiti ai familiari costretti ad assentarsi dal lavoro. Per adesso non sono contemplati. Così come non esiste un fondo di solidarietà, pure previsto dai disegni di legge 306 e 346.

(27 Settembre 2011)

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