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Allergie: quella al latte guarisce

images.jpgL’allergia alle proteine del latte si manifesta con eczema o orticaria, disturbi intestinali, asma e, nei casi più gravi, può provocare anafilassi, una sorta di “esplosione” di allergia da cui può derivare anche la morte del piccolo paziente.

Si tratta di una reazione dovuta a meccanismi immunologici che danneggia l’organismo del bambino e colpisce circa il 2% dei piccoli. Eppure si tratta di una intolleranza guaribile se diagnosticata in tempo e trattata con la dieta adeguata.

Le linee guida con raccomandazioni univoche sulla diagnosi e il trattamento di questa forma di intolleranza sono state presentate in occasione del quinto Meeting di Allergologia Pediatrica che ha riunito oltre 800 pediatri di 34 Paesi. Il confronto degli specialisti è stato sui temi generali delle allergie dei bambini, un fenomeno in crescita esponenziale in tutto il mondo: il numero dei bambini con allergie respiratorie, ad esempio è passata nei Paesi sviluppati al 25-30% dal 5% registrato negli anni ’80, ma il focus principale del Congresso è stata proprio la presentazione delle nuove linee guida internazionali Dracma (Diagnosis and Rationale for Action Against Cow’s Milk Allergy) sulla diagnosi e la terapia dell’intolleranza alle proteine del latte vaccino. Il documento è nato su input della World Allergy Organization (Wao) ed è frutto del lavoro di numerosi esperti scientifici multidisciplinari coordinati dal dottor Alessandro Fiocchi, primario del reparto di Pediatria dell’Ospedale “Macedonio Melloni” di Milano e presidente della commissione speciale sulle Allergie alimentari della Wao.

Quella al latte è una delle poche allergie da cui si guarisce: se il bambino è sottoposto a una dieta di eliminazione si ristabilisce dopo 2-3 anni e il trend continua a scendere con il passare del tempo, tanto che quasi tutti i bambini affetti da allergia diventano tolleranti nell’adolescenza. Molte le novità contenute nelle nuove raccomandazioni. Anzitutto, per quanto riguarda la diagnosi, si suggerisce l’utilizzo diretto del test da carico, che si mette in atto attraverso l’assunzione di latte e l’osservazione e misurazione della reazione nel bambino. E’ questo in effetti l’unico in grado di indicare con certezza se il bambino è allergico o meno. In questo modo si indica la strada per una corretta diagnosi e si evita di trattare inutilmente, come spesso invece accade, bambini che non sono in realtà allergici alle proteine del latte.

Novità anche sul fronte delle terapie e delle alternative al latte vaccino. Il latte di soia, ad esempio è stato declassato, a causa della sua capacità di sensibilizzare e di dare luogo così ad allergie secondarie, come hanno dimostrato alcuni studi. Sono invece considerati utili gli idrolisati di proteine del latte e, per la prima volta, appaiono nelle linee guida internazionali soluzioni alternative al latte, quali le miscele di aminoacidi e gli idrolisati di riso. Queste linee guida sono molto importanti per il paziente. “Oggi il bambino allergico al latte corre il rischio di vedersi porre una diagnosi senza alcun esame o di vedersi levare il latte come unico tentativo, senza evidenze scientifiche. Qualora venga diagnosticata l’allergia, invece, il bambino corre il rischio di vedersi proporre sostitutivi inadeguati e di essere sottoposto definitivamente ad una dieta priva di latte per paura di reazioni”, dichiara il dottor Fiocchi. Importante è poi verificare se l’allergia si è risolta nel corso del tempo, in modo da sospendere i trattamenti.
L’impatto delle nuove indicazioni è positivo anche sulla spesa sanitaria “In molte parti del mondo è la sanità pubblica a sostenere la spesa per i prodotti speciali necessari per l’alimentazione dei bambini. Le nuove linee guida indicano chiaramente quali prodotti sono appropriati, quando iniziare o sospendere una dieta specifica ponendo le basi per una razionalizzazione della spesa”, conclude il dottor Fiocchi.

Le linee guida Dracma saranno ora oggetto di pubblicazione da parte di riviste scientifiche. Il report del congresso sarà redatto nel Journal of Allergy and Clinical Immunology e le 65 società scientifiche nazionali del settore ne promuoveranno la diffusione in ogni Paese.

(9 Febbraio 2010)

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