Me Agape Reportage

Caro Bebè quanto ci costi…

La nascita di un bambino è sempre un lieto evento che, però, comporta per le famiglie costi da non sottovalutare.

Il calcolo arriva da Federconsumatori che ha effettuato un’indagine a livello nazionale sugli aumenti delle spese per mantenere un bambino nel primo anno di vita. Le cifre sono da capogiro: si va da un costo minimo complessivo di 6.119 euro ad un massimo di 13.486, con un aumento rispetto al 2010, rispettivamente del 5% e del 4%. I prodotti in cima alla lista nera? Il biberon, il bagnetto la culla e tutto ciò che è necessario per l’igiene, dai pannolini alle salviette umidificate.

Aumentano i beni primari. I rincari rilevati da Federconsumatori fanno riferimento a beni di consumo primari nella vita di un bambino come ad esempio il latte, le pappe o i pannolini. Entrando nel dettaglio, se per i pannolini bisogna mettere in conto fra i 600 e i 990 euro l’anno (in aumento del 3% rispetto al 2010), per pappe e latte la spesa varia fra 1.458 e 3.250 euro. Il caro-bebè riguarda anche i biberon: una confezione da quattro bottiglie che nel 2010 si pagava dai 22 ai 36 euro, nel 2011 costa da 28 a 44 euro (con una variazione rispettivamente del 27% e 22%). Costa di più anche lo sterilizzatore: lo scorso anno il prezzo variava tra i 47 e i 79 euro mentre oggi per acquistarlo sono necessari dai 49 agli 86 euro (con una variazione rispettivamente del 4% e 9%).

Sogni d’oro. In aumento anche le culle, passate dai 170-410 euro del 2010 ai 182-419 euro del 2011, e i lettini, che nel 2010 costavano 240-710 euro e quest’anno vanno da un minimo di 255 a un massimo di 729 euro. In salita anche il prezzo della sdraietta: dai 77-93 euro del 2010 ai 79,90-108 euro del 2011 (con una variazione rispettivamente del 7% e 16%). Infine, neanche il ciuccio è riuscito a sfuggire al trend negativo. L’oggetto consolatorio per eccellenza, infatti, è passato dai 26-44 euro del 2010 per una confezione da quattro pezzi ai 30-45 euro di quest’anno (con una variazione rispettivamente del 15% e 2%).

Pulizia. L’aumento di creme, salviette, pannolini, bagnetto e fasciatoio rendono decisamente più cara la pulizia dei bambini. Di particolare rilievo, l’incremento del fasciatoio e del bagnetto: il primo è passato dai 69-330 del 2010 ai 75-349 euro del 2011 (con una variazione rispettivamente del 9% e 6%). Vera impennata per il bagnetto: oggi costa tra i 29 e gli 89 euro mentre nel 2010 costava tra i 24 e i 75 euro (con una variazione rispettivamente del 21% e 19%).

Bimbi in movimento. Se il rincaro nell’ultimo anno di passeggini, carrozzine o seggiolini auto non arriva a percentuali molto elevate, non possiamo però non evidenziare il peso che certi prodotti hanno nel budget complessivo delle famiglie. Per un passeggino, infatti, occorre spendere fra i 159 e i 425 euro mentre per il seggiolino auto fra 146 e 213 euro. “Per risparmiare – spiega Federconsumatori– consigliamo di acquistare i cosiddetti ‘tris’, ovvero carrozzine che, a seconda di come vengono regolate, si trasformano in passeggino o ovetto per l’auto. Questa tipologia di accessori può costare tra i 329 e i 650 euro”.

La salute prima di tutto. Per le visite mediche si va da 740 a 1.750 euro l’anno anche se questo dipende dalla possibilità di avere un buon pediatra pubblico 2. “Purtroppo – sottolinea Federconsumatori- i dati confermano che raramente i medici del Servizio sanitario nazionale fanno visite a domicilio e così i genitori sono per lo più costretti a chiamare pediatri privati il che equivale a spese molto ingenti, mai inferiori a 125 euro”.

Asili nidi e baby sitter. Il rientro delle mamme a lavoro è poi un vero problema economico. Più di tre famiglie su dieci, infatti, sono costrette a chiedere aiuto a nonni e parenti, o a pagare salato per un asilo nido privato (viste le lunghissime liste di attesa dei nidi pubblici 3) o una babysitter a tempo pieno. Un mese a tempo pieno in un asilo nido privato, infatti, costa da 480 a 700 euro, mentre una baby sitter costa dagli 8 ai 9 euro l’ora.

Bonus bebè. Per aiutare le famiglie a sostenere tali costi il governo, attraverso un accordo con l’ABI, ha predisposto una misura di sostegno alle famiglie che hanno avuto un figlio o che lo hanno adottato nel 2009, 2010 o 2011. Tale misura però, a differenza del Bonus Bebè degli scorsi anni, che consisteva in un contributo a fondo perduto (ad es. in Finanziaria 2006 era previsto un assegno una tantum di 1000 euro), ora consiste in un finanziamento fino a 5mila euro (il Fondo per i nuovi nati 4), utilizzabili per qualsiasi tipo di spesa, e da rimborsare in cinque anni. Si tratta dunque di un prestito a tutti gli effetti più che di una misura a favore delle famiglie. “In un periodo di crisi come questo – conclude Federconsumatori – che sta mettendo a dura prova le famiglie noi chiediamo che venga ripristinato un reale Bonus bebè di almeno 1000 euro”.

A tal proposito approfondiamo con altre informazioni l’argomento ‘Fondo Salva Bambino’…

L’associazione della banche italiane (Abi) e il Dipartimento per le politiche della famigliacome già detto hanno istituito un Fondo in favore delle famiglie con nuovi nati. Si tratta, in poche parole, di un sistema che permette di usufruire di prestiti a tassi agevolati grazie alla copertura finanziaria fornita dalle istituzioni.

Secondo i dati appena comunicati dall’Abi, a fine luglio erano stati già erogati 19.7 milioni di euro di finanziamenti agevolati, corrispondenti a circa 4.000 pratiche. A farla da padrone sono le famiglie del Nord Ovest (5,6 milioni di prestiti) e del Sud (5,1 milioni).

Per accedere ai prestiti agevolati bisogna avere la patria potestà di bambini nati (o adottati) dal 2009 al 2011 e non ci sono limiti di reddito previsti. Le famiglie con più di un bambino che rientra in questa fascia di età possono richiedere anche più di un prestito. I finanziamenti possono arrivare fino a un massimo di 5.000 euro a figlio, da rimborsare in 5 anni, usufruendo di un tasso agevolato. Il tasso in questione, da regolamento, non può essere superiore al 50% del Tegm, un indice che indica il valore medio del tasso applicato dalle banche a una serie di operazioni finanziarie. Le famiglie con bambini affetti da malattie rare hanno poi diritto a un’ulteriore riduzione dello 0,5% del Taeg, il parametro che indica il costo complessivo del prestito.

Attraverso Supermoney, il portale del confronto prestiti personali e delle tariffe, abbiamo cercato di capire quanto convenienti siano questi prestiti agevolati rispetto al libero mercato. Secondo i dati forniti dal Fondo, in caso di prestito di 5.000 euro da rifinanziare in 60 mesi, si ha un Taeg del 5,7% e una rata mensile di 96 euro: il totale rimborsato è quindi di 5.750 euro circa.

L’offerta migliore sul libero mercato e senza agevolazioni è invece quella di Unicredit Family Financing che prevede un Taeg del 9,65% (4 punti in più) e una rata di 104 euro al mese. Il totale rimborsato alla fine dei 60 mesi è di circa 6.215 euro. La differenza è quindi di circa 500 euro: 100 euro risparmiati ogni anno (cifra che cala proporzionalmente con la riduzione della cifra richiesta). Aderire al Fondo comporta quindi un risparmio evidente.

Per presentare la domanda bisogna rivolgersi alle banche o agli operatori finanziari che hanno aderito all’iniziativa. Secondo l’Abi sono 178 le banche aderenti, per un totale di quasi ventiquattromila sportelli che corrispondono al 70% del complessivo nazionale. La domanda va presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di nascita o adozione, ma per i bambini del 2009 c’è stata una proroga che ha spostato il termine fino al 30 settembre prossimo. La lista completa delle banche, costantemente aggiornata, si può trovare sul sito ufficiale fondonuovinati.it.

E ora un po’ di link utili per confrontare prezzi e costi nella ‘gestione’ del vostro piccolo:

Quanto costa un bimbo nel primo anno di vita

I ‘nidi’ italiani: lunghe liste d’attesa e rette salate

(28 Marzo 2011)

 

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