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La dieta (sana) dei bambini: chi ben comincia è a metà dell’opera

L’arrivo di un bimbo manda nel panico tante neomamme: tutto sembra difficilissimo, se non impossibile.

Forse quello che state per leggere aggiungerà ansia all’ansia, ma uno studio dell’università della Pennsylvania dimostra che proprio nei primi tempi si giocano molte carte della futura salute dei figli: se infatti alla mamma vengono insegnati i principi di una sana alimentazione fin dai primi giorni di vita del bimbo, questo crescerà mangiando meglio e quando sarà più grandicello amerà la frutta e la verdura. Mettendosi al riparo da malattie come il diabete, l’aterosclerosi, l’obesità.

Lo studio, presentato a Pittsburgh al congresso annuale della statunitense Society for the Study of Ingestive Behavior, dimostra che l’educazione della mamma conta parecchio nelle scelte alimentari future dei bambini e che non è impossibile fargli mangiare l’insalata o le carote. Gli statunitensi hanno previsto un intervento della durata di un anno: fin dalla nascita del bimbo e per i dodici mesi successivi, a intervalli regolari, un’infermiera è andata a casa delle partecipanti (tutte al primo figlio) per insegnare loro quando e come introdurre i cibi solidi, come capire i segnali di fame e sazietà dei bambini piccoli e più grandicelli, come migliorare il gradimento di frutta e verdura da parte dei figli attraverso la cosiddetta esposizione ripetuta (ovvero presentare spesso e volentieri i vegetali, in varie forme e preparazioni, per abituare i piccoli a vederli in tavola e incuriosirli fino a farglieli assaggiare). L’hanno chiamato “Progetto per insegnare ai genitori come nutrire i figli responsabilmente”, e pare che funzioni.

Oggi, infatti, ai figli delle partecipanti al programma educativo piacciono la frutta e la verdura; mangiano meno cibi ipercalorici dei coetanei e stanno ponendo le basi per una crescita sana. La coordinatrice dello studio, Jennifer Savage del Center for Childhood Obesity Research dell’università della Pennsylvania, spiega: «Insegnare ai genitori come, quando e quanto nutrire i figli nei primi mesi di vita è un mezzo ideale per promuovere l’educazione alimentare in famiglia, con effetti positivi sull’alimentazione futura dei piccoli e quindi sul loro sviluppo equilibrato. Uno degli aspetti più importanti del nostro intervento educativo è spiegare ai genitori come riconoscere i segnali di fame e sazietà nel bambino: in questo modo il piccolo capisce di avere un ruolo nella sua alimentazione, che può decidere quanto mangiare. Ciò pone le basi per un futuro atteggiamento responsabile nei confronti della dieta». Quando i bimbi non parlano ancora può essere difficile capire se sono affamati o sazi: bisogna interpretare il loro pianto (nel neonato quello dettato dalla necessità è insistente, a sirena) e quindi non forzare la mano, smettendo di dare il latte o la pappa se il piccolo è svogliato o rifiuta il cibo.

Altrettanto importante la tempistica dell’introduzione degli alimenti, com’è stato sottolineato anche di recente al congresso della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale: la nutrizione nei primi mesi di vita è fondamentale per mettere una seria ipoteca sulla salute futura, perché se si esagera con le calorie e soprattutto con le proteine (prime fra tutte quelle del latte vaccino, che non andrebbe mai introdotto prima dei 12 mesi) cresce il rischio di andare incontro a malattie croniche varie, dall’obesità al diabete. I pediatri hanno ribadito le regole fondamentali dell’alimentazione nella prima infanzia: no ai cibi solidi prima dei sei mesi, attenzione a non esagerare con le proteine, sì alla frutta e verdura nelle pappe e come spuntino dopo i sei mesi, no ai succhi di frutta, da evitare il biberon dopo i due anni, perché favorisce il consumo di calorie di troppo.

(31 Agosto 2010)

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