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Legittimi o naturali, finalmente gli stessi diritti

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Addio a figli e figliastri, almeno a livello giuridico. Il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri elimina la distinzione tra figli naturali e legittimi.

Prevede inoltre l’obbligo per i genitori di ascoltare i minori prima di adottare decisioni che li riguardano. Per i figli, oltre ai diritti, arrivano anche i doveri, come quello di mantenere i genitori in difficoltà economica, contribuendo al reddito familiare. “Si tratta di una svolta epocale” ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche familiari, Carlo Giovanardi, illustrando i contenuti del provvedimento. Grazie a questo testo “equilibrato”, ha aggiunto il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, “abbiamo cancellato un’odiosa e anacronistica discriminazione che andava a colpire i più piccoli, l’anello più debole di ogni famiglia”.

Il testo modifica la disciplina in materia di filiazione, con il fine di assicurare una sostanziale equiparazione dei diritti dei figli legittimi con quelli dei figli naturali. Con una fondamentale innovazione nel Codice civile, la delega rende prossima la disciplina dello status unico di “figlio”, eliminando (anche sotto un profilo lessicale) la distinzione tra legittimo e naturale e prevedendo, laddove si renda comunque necessario indicarne l’origine, l’impiego delle definizioni di “figli nati nel matrimonio” e di “figli nati fuori dal matrimonio”, in ciò adeguandosi alla formula adottata dall’articolo 30 della Costituzione.

Giovanardi ha poi spiegato che “dovrà essere modificato il diritto successorio, perché l’eredità a parità di trattamento viene come diritto del figlio nato nel matrimonio e di quello fuori, ma tutti i figli hanno ora lo stesso status giuridico”. Non solo: “All’interno del progetto di legge ci sono principi innovativi sulla potestà dei genitori e sul diritto del figlio a essere ascoltato sulle scelte che riguarderanno il suo futuro. Era stato anche proposto il ‘diritto a essere amato’, ma questa parte – ha detto Giovanardi – è stata tolta dal cdm perché è un diritto non esigibile dal punto di vista giuridico”. Nel testo originario si prevedeva il diritto di un figlio a “essere mantenuto, educato, istruito, amato e assistito moralmente dai genitori nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”. Giovanardi ha ribadito che “l’affetto verso un figlio è un’idea condivisibile, ma non è un diritto esigibile”.

Il disegno di legge inserisce anche la novità che per lo stato abbandono non basterà più la sola indigenza: il fatto che una famiglia sia in serie difficoltà economiche non sarà più sufficiente per dichiarare un figlio in stato di abbandono e, quindi, adottabile da altre coppie. “Il ddl si occupa anche di affidamento condiviso e del problema dell’abbandono dei figli nel momento in cui vengono dichiarati adottabili”, ha spiegato il sottosegretario alla famiglia, per il quale è giusto “scrivere meglio le condizioni attraverso le quali un figlio è in stato di abbandono e può essere dato a un’altra coppia, magari chiarendo che le mere condizioni d’insufficienza economica di una famiglia non sono sufficienti per dichiarare un figlio in stato di abbandono”.

“Il parlamento dovrà ora approvare questo ddl per poi stilare i regolamenti attuativi che daranno sostanza a quanto scritto nella norma”, ha concluso Giovanardi, sottolineando che il disegno di legge è stato predisposto da una commissione per lo studio e l’approfondimento di questioni giuridiche che riguardano la famiglia, istituita presso il dipartimento per le politiche della famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta dal professore Cesare Massimo Bianca, con la partecipazione di rappresentanti della Giustizia, dell’Interno e delle Pari opportunità.

(2 Novembre 2010)

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