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Mai a cena fuori senza figli…

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Zero social life: e la coppia rischia di saltare. Non sono la sola, ma non è una consolazione. Un nuovo studio del Cergas-Bocconi, il centro studi specializzato nelle ricerche sull’assistenza sanitaria e sociale, mi ha fatto capire che sono in buona compagnia, ma anche che tutti noi — genitori con figli sotto i dieci anni — spesso sbagliamo.

Schiacciata dai sensi di colpa per il (troppo) lavoro, in sei anni la fatidica frase «Stasera mamma e papà escono da soli» l’ho pronunciata una volta soltanto e mia figlia Clotilde, nata nel luglio 2008, ancora se lo ricorda. Da quando c’è il piccolo Enea, sette mesi e mezzo, le uscite serali senza figli le ho definitivamente archiviate.

 Una scelta diffusa. Ma sbagliata.

La fa il 60% delle coppie interpellate dal Cergas per la ricerca dal titolo «Gestione dei tempi familiari, lavorativi e del tempo libero», eseguita su un campione di duemila famiglie con almeno un bimbo sotto i dieci anni. È un’indagine commissionata dall’Emilia Romagna decisa a studiare politiche di Welfare più adatte alla conciliazione tra lavoro e famiglia (un’esigenza forte soprattutto in una regione dove il 69% delle donne lavora, una tra le percentuali più alte d’Italia). Il campione è composto prevalentemente da laureati con un reddito complessivo tra i 50 e gli 80 mila euro lordi l’anno (i soldi per pagare la baby sitter, dunque, si possono trovare).

Dal questionario emergono, secondo il ricercatore Francesco Longo, i motivi del perché le coppie spesso scoppiano. Gli interrogativi cruciali — e le relative risposte — sono tre. Quante volte al mese uscite la sera come coppia senza figli? «Zero» (60% delle famiglie). Quante ore la settimana passate con altre famiglie con i figli? «Da una a tre» (90%). Andate in ferie con altre famiglie con figli? «No andiamo da soli» (90%).

«La maggioranza delle coppie non esce senza bambini. E coloro che lo fanno al massimo escono da soli una volta al mese, mentre bisognerebbe farlo almeno una volta la settimana — sottolinea Longo —.

È una statistica significativa: le coppie non coltivano la propria relazione fuori dalla vita di genitori. E ciò può spiegare l’alto tasso di separazioni». L’ultimo rapporto Istat sulla coesione sociale (2013) indica, per restare in Emilia Romagna, che per ogni mille matrimoni ci sono 528 separazioni. Un tasso che supera il 50% e che colpisce, in generale, le grandi città. 

Famiglie che non danno spazio alla coppia: e che si auto-isolano. Sono le due facce della stessa medaglia. «Se i rapporti con gli altri genitori sono limitati a una/tre ore alla settimana, vuol dire che la frequentazione non va oltre l’attività sportiva o ricreativa dei figli — rimarca Longo —. Stesso discorso per le vacanze».

Per i ricercatori del Cergas questo tipo di comportamento disperde un potenziale capitale sociale che potrebbe giovare all’intera società. Viene persa l’occasione di creare network di sostegno tra famiglie. 

Lasciare i bimbi alla baby sitter scatena i sensi di colpa? La condivisione con altri genitori porterebbe invece vantaggi enormi soprattutto davanti al bisogno emergente di conciliare famiglia, vita di coppia e lavoro (e anticiperebbe le politiche di Welfare). Un venerdì sera voglio uscire a cena con mio marito senza bimbi? Li lascio a casa tua, dove giocano (o guardano un film con i tuoi figli): e la prossima volta, quando sarai tu a volere uscire, li tengo da me. Bastano due ore, il tempo della cena, e tutti possono essere contenti. Lo stesso può valere per una sera al cinema oppure — per passare dalle attività ludiche a quelle necessarie — per finire in tutta serenità una riunione senza avere l’ansia di correre all’asilo. Oggi il bambino lo prendi tu, la prossima volta io. «Sono soluzioni semplicissime — ammette Longo —. Ma poco utilizzate». Il motivo? «Ci troviamo in una società ormai senza fiducia negli altri», rimarca il ricercatore. E mai osservazione mi è parsa più vera.

Tutte le volte che mi è stato proposto di lasciare i bimbi a casa di amici e di uscire con mio marito ho pensato: «E se poi cadono dalle scale?». E così sono rimasta a casa.





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