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Mamme da corsa… e se la macchina si inceppa?

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Mi dico: ma tu stai correndo come una pazza per dimostrare alla tua azienda che sei al top. Però se qua mi fermo e comincio a sclerare?» .

Troppo lavoro. Troppo in fretta. Troppe richieste insieme. Insomma, troppo di tutto. Ed è per questo che, alla fine, si finisce per «sclerare» , come dice Francesca, 39 anni. Fino ad ammalarsi. Con costi non solo per la propria salute, ma anche per la collettività: 200 miliardi di euro all’anno in Europa (pari a 404 euro a persona, media per uomini e donne), 300 miliardi di dollari negli Stati Uniti (967 dollari a persona, circa 673 euro).

Colpa? Lo stress da lavoro. Che, secondo la prima ricerca sulle manager italiane che sarà presentata oggi a Milano, per le donne ha il proprio culmine con la maternità. Evento che resta — ancora oggi — il «nodo» del lavoro femminile: il «picco» di stress delle donne in carriera è tra i 35 e i 45 anni e sono, soprattutto, le dirigenti ad accusarlo. Lo studio, realizzato da Assidai (fondo integrativo di Federmanager) e Sda Bocconi, testimonia una volta di più come conciliare famiglia e lavoro resti un problema nel nostro Paese. Lo è anche per le donne che hanno disponibilità di mezzi economici e, dunque, sono in grado di organizzarsi autonomamente.

Il problema è il tempo. D’altra parte, solo pochi giorni fa era stata l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, a dire che «il problema dell’Italia è che il lavoro retribuito è in contrasto con l’avere figli» . Tenere insieme i due ambiti è, dunque, la maggior fonte di stress per il 50% delle manager, dirigenti, professioniste e consulenti di imprese industriali e di servizi distribuite su tutto il territorio nazionale. A questo si aggiunge un 38% di manager che sente il peso dell’incertezza nella definizione dei ruoli e un 19% che non ha un quadro chiaro del proprio percorso di carriera e si vede offrire lavori non adeguati alle proprie competenze.

«Si tratta di un ventaglio di cause di stress che sono legate tra di loro: la maternità è correlata alla poca chiarezza della carriera e ai ruoli non adeguati. Al di là della gestione del periodo vero e proprio della maternità, lo stress subentra al momento del rientro in azienda in cui una donna non sa se dovrà ricominciare da dove era arrivata oppure da capo» , dice Lorena Capoccia, presidente di Assidai che presenterà oggi lo studio insieme a Beatrice Bauer, docente di Sda Bocconi che da anni conduce ricerche sullo stress da lavoro. «Se esco presto dall’ufficio ho sensi di colpa nei confronti dell’azienda, se esco tardi ho sensi di colpa verso la mia famiglia» , dice Giovanna nello studio. E Fausta: «Vorrei sposarmi. Ero abituata ad avere una vita privata. Ero abituata ad andare in palestra, a correre la mattina e non riesco più a farlo» . Il 50% delle intervistate si sente «sopraffatto» da questa situazione e spesso non sa come reagire.

Risultato? Il 48%non riesce a rilassarsi neanche dopo il lavoro e il 44,3% ha disturbi del sonno. Altre, invece, hanno ricadute sulla vita sociale: il 31,8% trascura le relazioni con le persone più care e il 14,5% uscita dal lavoro si isola. Non mancano l’apatia verso l’esercizio fisico e l’alimentazione sbilanciata. Tra i rimedi richiesti c’è in primo luogo una diversa organizzazione del lavoro, con una miglior distribuzione e gestione del lavoro e, soprattutto, orari più flessibili che «non sono però il classico part time ma, per esempio, emerge una forte richiesta di telelavoro almeno qualche giorno la settimana» .

Fatta questa ricerca, ora è partita quella sugli uomini per vedere se ci sono differenze. A inizio anno è entrata in vigore la legge che prevede di monitorare lo stress in ufficio. «È già un passo avanti — conclude Lorena Capoccia — anche se c’è la sensazione che finora sia più che altro vista come l’ennesimo pezzo di carta da riempire»

(30 Maggio 2011)

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