Le intuizioni di grandi figure pedagogiche e la ricerca scientifica hanno portato il mondo della scuola alla visione di un bambino nuovo.

Non più “tabula rasa”, mosso nelle sue spinte vitali da bisogni in gran parte di natura fisiologica, creatura da tenere quasi riparata dalla ricchezza di stimoli propria della realtà. Il bambino, oggi, viene finalmente considerato come persona capace di entrare in relazione con gli altri fin dai suoi primissimi giorni di vita e di apprendere in autonomia senza bisogno di insegnamenti espliciti finalizzati al risultato.

Un bambino nuovo non poteva non portare ad una scuola che si rinnova, capace di aprire nel suo ambiente spazi alternativi a quel “tutto pieno” e di promuovere l’ascolto e l’osservazione come opportunità per il bambino di interagire con l’adulto.

Le ricerche svolte nel campo dell’apprendimento musicale e della psicologia della musica dal Prof. EDWIN E. GORDON (South Carolina University – U.S.A.) hanno scientificamente dimostrato che i primi anni di vita del bambino costituiscono il periodo più importante per favorire lo sviluppo dell’attitudine musicale.

L’educazione musicale tradizionale ha sempre aspettato che il bambino fosse in grado di “fare” in qualche modo musica prima di iniziare il processo educativo senza dargli l’opportunità di ascoltare e assorbire la sintassi musicale e di fare spontaneamente i suoi esperimenti comunicativi (vocalizzazioni ritmiche e tonali) così come succede per il linguaggio parlato.

Il bambino che può ascoltare le sue figure di riferimento cantare per lui in modo espressivo e comunicativo, fin dai suoi primi giorni di vita, vive in un ambiente ricco dal punto di vista musicale. Le educatrici di asilo nido, quindi, possono svolgere un ruolo molto importante arricchendo, dal punto di vista musicale, l’ambiente in cui i bambini passano un tempo importante ogni giorno.

(10 Aprile 2009)