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Pochi Asili Nido, i Bimbi restano a casa

images.jpgIl tema è sempre caldo e attuale. Quanti nidi servono ancora in Italia per soddisfare la domanda delle famiglie?

E poi, le famiglie italiane sono davvero interessate al Nido come struttura educativa o vi ricorrono solo se costrette dalla necessità?

A tutte queste domande risponde un interessante studio della Banca D’Italia che pubblichiamo di seguito.

In Italia c’è un «forte deficit» dei posti disponibili negli asili «rispetto all’utenza potenziale»: meno di un quinto delle famiglie con bambini in età «giusta» adopera gli asili nido. Lo rileva la Banca d’Italia sul tema «il difficile accesso ai servizi di istruzione per la prima infanzia in Italia: i fattori di offerta e di domanda».

Il «quadro – afferma la ricerca – appare tuttavia meno grave se confrontato con la domanda effettivamente espressa dalle famiglie, che nella loro grande maggioranza (58% del totale) dichiara di escludere per libera scelta l’affido all’asilo. La quota di famiglie scoraggiate nella domanda di iscrizione all’asilo per via della ridotta disponibilità di posti è approssimabile intorno al 13% (meno della metà in lista di attesa e soggette a razionamento in senso proprio), mentre un terzo gruppo, appena meno numeroso (circa il 10% del totale), esclude l’affido in quanto insoddisfatto dalla combinazione di qualità e prezzo del servizio offerto.

images-2.jpg– A CHI VENGONO AFFIDATI I PICCOLI: iL 60,8% delle famiglie si tiene i figli a casa, il 19,2 li manda all’asilo, il 16,7% li affida ai nonni e il 3,1% a colf o amici. Percentuali che cambiano molto se la mamma lavora, con il 34% di bimbi all’asilo e il 31,2% ai nonni.

– ASILI PUBBLICI E PRIVATI: Nel 2006 gli asili di proprietà comunale rappresentano in media il 54% per cento del totale, con valori più bassi in Calabria (25%), seguiti da Sardegna e Puglia, più alti in Campania (94%), seguiti da Trento ed Emilia Romagna. Il servizio è gestito direttamente da personale pubblico in quasi l’80% degli asili comunali, viene affidato a operatori privati in poco meno del 17% e per una quota del 5% viene svolto con forme di gestione mista.

– STANDARD DI SERVIZI: Prendendo come riferimento gli asili comunali, per i quali risulta più elevato il saggio di risposta nell’indagine, la durata del servizio appare più breve nelle regioni del Sud, pari a 7 ore in Calabria e in Puglia, massima nelle regioni del Nord, con valori intorno a 11 ore in Lombardia e Liguria. Per altre caratteristiche la mappa è più articolata, pur emergendo, standard più alti in Emilia Romagna, meno stringenti in Calabria e, con qualche eccezione, in Campania; in quest’ultima regione spiccano classi più numerose, spazi verdi più contenuti (aspetto in comune con la Liguria) e la scarsa presenza di personale diplomato.

– STANDARD QUALITÀ E COSTI SERVIZIO: La spesa unitaria a carico del bilancio comunale si conferma in generale bassa per le regioni del Sud, tra le quali la Campania appare ora la meno dispendiosa. Tra le regioni con più elevati standard di qualità, la Lombardia si conferma tra le più efficienti insieme con la Toscana; l’Emilia Romagna si colloca invece in una fascia più alta dei costi unitari, soprattutto per via di maggiori trasferimenti a strutture private convenzionate. Questi ultimi appaiono particolarmente elevati nel Lazio.

– COSTI FAMIGLIE: Bankitalia rileva differenze a seconda della presenza o meno degli operatori pubblici. Comunque, nel Sud si hanno in media minori costi sostenuti dalle famiglie, contro le quote assai più elevate riscontrate per la Lombardia e la provincia autonoma di Trento; Emilia Romagna e Toscana, con standard elevati soprattutto per la prima, rientrano nella fascia di costo medio-alta.

(4 Ottobre 2008)

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