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Presentato lo studio dell’Unicef realizzato dal Centro Ricerca Innocenti

images-1.jpgCirca l’80% dei bambini dai 3 ai 6 anni del mondo ricco frequenta una struttura di servizi educativi e assistenza per la prima infanzia.

Per i bambini sotto i 3 anni la percentuale si attesta intorno al 25%, fino ad arrivare al 50% nei singoli Paesi Ocse. Sono i dati dell’Innocenti Report Card 8, “Come cambia la cura dell’infanzia” che è stata presentata ieri alla stampa nel corso di una conferenza a Roma dall’Unicef.Lo studio ha rivelato che è in corso un grande cambiamento per l’infanzia nei Paesi economicamente più avanzati. Negli ultimi dieci anni in molti paesi si è iniziato a registrare un forte aumento del numero di bambini di età inferiore a 1 anno che viene assistito fuori casa.

“Questi cambiamenti – spiega l’Unicef – in parte riflettono le nuove opportunità occupazionali per le donne, ma in parte anche le loro nuove esigenze. Più povera è la famiglia maggiore e pressante è la necessità di tornare a lavorare il più presto possibile dopo la nascita. Spesso si tratta di posti di lavoro non qualificati e mal retribuiti”.

Per i servizi alla prima infanzia il nostro paese si colloca al 16mo posto, soddisfacendo appena 4 dei 10 standard minimi di base. Al primo posto della classifica, con il 100% del rispetto dei parametri, c’è la Svezia, seguita da Islanda (9 su 10), Danimarca, Finlandia, Francia e Norvegia che ne soddisfano 8. All’ultimo posto, il Canada e l’Irlanda con un solo parametro soddisfatto. Dallo studio emerge che l’Italia non brilla in quanto a spesa pubblica: per i servizi alla prima infanzia lo Stato spende solo lo 0,5% del Pil, contro la media dei paesi Ocse che si attesta sullo 0,7%. Non assicura neanche un livello basso di povertà infantile, individuata dall’Ocse sotto il 10%, e neppure la copertura universale dei servizi sanitari di base per l’ infanzia.

In questo parametro vengono tenuti in considerazione le vaccinazioni (in Italia la copertura si ferma al 93,3% rispetto allo standard del 95%), il tasso di mortalità infantile (4,7 ogni mille nati vivi rispetto allo standard del 4 per mille) e il numero di bambini nati sottopeso (6,7% contro lo standard fermo a 6%). Basandosi su valutazioni di esperti universitari e governativi, il Report Card 8 propone dieci parametri di riferimento per monitorare e paragonare i progressi nei servizi educativi e nella cura della prima infanzia nei paesi Ocse.

“I parametri di riferimento proposti – spiega Marta Santos Pais, direttore dell’Unicef Centro di Ricerca Innocenti – devono essere considerati come un primo passo verso l’istituzione di una serie di standard minimi che facilitino buoni sviluppi nella prima infanzia”. Oggi solo la Svezia soddisfa tutti i dieci parametri suggeriti, seguita dall’Islanda, che ne soddisfa nove, e da Danimarca, Finlandia, Francia e Norvegia, che ne soddisfano otto. Questi sono gli stessi sei paesi ai vertici della classifica riferita alla spesa dei governi per i servizi alla prima infanzia.

L’Italia ne soddisfa appena quattro (standard minimi di base): un piano nazionale che dia priorità alle persone svantaggiate, servizi educativi per l’infanzia finanziati e qualificati per l’80% dei bambini di 4 anni, formazione dell’80% di tutto il personale di assistenza all’infanzia, 50% del personale dei servizi educativi per l’infanzia qualificati con istruzione di livello universitario e relative qualifiche. Secondo i dati emersi dallo studio, per i servizi alla prima infanzia lo Stato spende appena lo 0,5% del Pil, contro la media dei paesi Ocse che si attesta sullo 0,7%.

(15 Dicembre 2008)

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