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Quei bambini di sei anni ancora nel passeggino

images1.jpg Luca è un bel bambino milanese di quasi cinque anni, sveglio e sano. Torna dall’asilo in passeggino, spinto dalla mamma, gambe e braccia che quasi toccano terra.

«Scusi signora, ma perché non lo fa camminare?». Risposta gelida: «E secondo lei io ho il tempo? Poi come ci torno al lavoro? Col teletrasporto?». È la reazione di una «mamma acrobata», esemplare cittadino delle donne in costante equilibrio tra lavoro, casa e famiglia. Poche parole che sanno di cocciutaggine e salti mortali al femminile. E che continuano con un sospiro: «Così è più comodo per tutti».

Ecco perché Milano è una selva di passeggini. Pieni di bambinoni extra-large. Hanno quattro, cinque, sei anni. Camminano poco. Corrono al parco e poi si siedono, cinture allacciate e via, verso casa, il supermercato, la fermata del tram, il metrò. Con il passeggino che diventa un porta-bimbo e un porta-robe: la spesa, i giochi, la merenda. Mai per mano, «è troppo pericoloso», le mamme non vogliono e non possono.

«Ma per favore, non accusateci», dice Loredana Pizzata, socia del «Club delle mamme», associazione fondata a Milano nel 2008 «con il fine di aiutare tutte le “colleghe”». «Viviamo in una città caotica, andiamo sempre di fretta, abbiamo mille impegni. Altro che accuse: i milanesi dovrebbero ringraziarci, visto che non inquiniamo». E se qualche volta c’è bisogno del passeggino, «vuol dire che non si poteva fare altrimenti». Anche se il bambino è pronto per le elementari. L’età, appunto. Fino a quando usare il passeggino? Secondo il pediatra Italo Farnetani, docente all’Università degli Studi Milano-Bicocca, «il “quattro-ruote” è consigliabile da uno a tre anni, facoltativo dai tre ai quattro, vietato dopo i quattro».

Avvertenza: «L’importante è che i piccoli stiano all’aperto, in mezzo alla gente. Il resto è relativo». A una condizione: «Che l’aria sia buona». Parola di mamme anti-smog. Questione di «altitudine». Lea Platero, battagliera madre anti pm10, inorridisce: «Seduti sul passeggino i bambini inalano i gas di scarico delle auto». Dilemma: spingere il piccolo tra incroci pericolosi o usare l’auto? Risposta non c’è, ma una terza via sì: «Con le scuole abbiamo lanciato il progetto “Nati per camminare”». Nonostante i mille pericoli della città.

Alessandro Balducci, docente di Pianificazione urbanistica al Politecnico, analizza: «Le giovani famiglie stanno scappando, l’area urbana conta quasi il 25 per cento di ultrasessantacinquenni». Quanto alla «passeggino-mania», Balducci sospira: «È l’altro aspetto del problema: è la deriva dell’individualismo più sfrenato». Replica della psicoterapeuta Elena Rosci: «Le mamme del Nord Europa trascinano carretti grandi come case, zeppi di sacchetti e ragazzini di ogni età e nessuno si scandalizza». Serve una rivoluzione culturale, dice: «Il passeggino è un mezzo ecologico che non è più legato al traguardo del bambino (il camminare), ma alle esigenze della madre». In passeggino da grandi. Per scelta o necessità, per comodità o quieto vivere. E anche per vizio. Un vizio tutto italiano.

Alina, baby-sitter moldava, trascina una bimba di quattro anni, prende fiato e dice: «Io la farei correre, ma sua mamma non vuole».

(4 Ottobre 2009)

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