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Quei bambini troppo vivaci e ‘distratti’ che iniziano a far paura all’America

Se i bambini di oggi sono l’America di domani c’è da mettersi le mani nei capelli. Un bambino su dieci soffre del disturbo più temuto dai genitori di tutto il mondo: il deficit di attenzione.

Anzi: deficit di attenzione e iperattività. “Attention deficit hyperactivity disorder”: come è stata ribattezzata la sindrome più comodamente riassunta nella sigla AdHd.

La notizia lanciata dal Centers for Disease Control and Prevention 1 – l’Istituto superiore di sanità Usa – è pessima. Perché il numero dei malati nella fascia d’età 5-17 anni è aumentato del 30 per cento: nel 1998 era pari al 6,9%, nel 2009 è cresciuta fino al 9% (un incremento relativo pari a circa il 30%). Gli studiosi non sanno spiegarsi nemmeno perché. La dottoressa Lara J. Akinbami del Centro nazionale per le statistiche sanitarie mette le mani avanti: l’aumento potrebbe paradossalmente significare che più famiglie hanno accesso al trattamento medico e più medici si stanno impratichendo nella diagnosi di questo disordine – che solo negli ultimi anni è stato meno meglio definito. Ma che l’aumento sia ancora da dimostrare non toglie che sono sempre di più i bambini ufficialmente colpiti dalla sindrome. Di più: il record americano del 10 per cento costringerà sicuramente a rivedere i dati globali. Finora le statistiche mediche parlavano di una media che andava dal 2 al 6 per cento: ma anche nel resto del mondo ci potrebbe essere lo stesso difetto americano dei conti.

Il fatto è che il deficit di attenzione è un disturbo dall’origine e dalle cure ancora misteriose. I bambini che soffrono di AdHd si concentrano meno degli altri: ma sono – ecco l’iperattività successivamente aggregata alla sindrome – più portati degli altri a scatti di iperattivismo: che possono risolversi in veri e propri impulsi violenti. Sono quelli insomma che una volta avremmo chiamato “bambini difficili”. Destinati però a diventare adulti non meno facili: fino al 50 per cento dei malati conserva gli stessi sintomi nell’età adulta. E un nuovo studio suggerisce che alcuni sintomi possono ripetersi nel 65 per cento dei casi.

Ma come si risonosce il disturbo? I sintomi del deficit d’attenzione sono tanti e sono stati elencati dall’Istituto nazionale di salute mentale americano. I principali? Facilità a distrarsi e a dimenticare le cose. Non riuscire a badare ai dettagli. Passare repentinamente da un’attività all’altra. Annoiarsi dopo solo pochi minuti. Non riuscire a prestare attenzione quando qualcuno ci parla. Ma anche i sintomi dell’iperattivismo non sono difficili da individuare. Non riuscire a stare fermo sulla propria sedia. Parlare ininterrottamente. Dimostrarsi impaziente. Agire senza riguardo alle conseguenze. Essere incapaci di aspettare il proprio turno quando si tratta di giocare. Che fare?

L’industria farmaceutica sforna un Ritalin dopo l’altro. Ma gli studiosi sono divisi. Al di là della discussa origine genetica finora la sindrome è stata statisticamente rivelata in maggioranza tra i bambini provenienti dalle famiglie più povere e quindi del Sud – abbiamo tutti un Sud e figuriamoci se non ce l’ha l’America. Così oltre a essere un problema medico il disordine è un problema sociale. Michael Manos della Cleveland Clinic invoca un cambiamento radicale: “Dovremmo cambiare completamente il nostro sistema di insegnamento. Se costruiamo programmi che funzionano per bambini e ragazzi con l’AdHd, avremmo costruiti programmi che funzionano meglio per tutti”. Figuriamoci: l’America è già devastata da un sistema scolastico che mette la competizione al primo posto già a cinque anni. E la sindrome naturalmente preoccupa di più a mano a mano che i bambini si avventurano nell’adolescenza. Tant’è che la psicologa Stephanie Sarkis ha scritto addirittura una guida per gli studenti malati di Adhd che vanno al college.

Il guaio, adesso, è lo sviluppo delle tecnologie e il trionfo dell’era del multitasking. Cioè la capacità di districarsi contemporaneamente su diversi apparecchi: scrivere al computer mentre si ascolta la musica guardando la tv e rispondendo contemporaneamente al messaggino sul cellulare – e intanto sullo schermo ci compare una nuova email… È chiaro che qui stiamo parlando di altro deficit e altro disturbo. Ma sommatelo – dicono i medici – all’AdHd: non ci restano libere neppure più le mani da metterci nei capelli.

(9 Settembre 2011)

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