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Roma, Illegittimi gli Asili Nido Low Cost del Comune

Sono illegittimi gli asili low cost affidati dalla giunta Alemanno ai privati. A bocciare la «formula gestionale innovativa di alcuni nidi comunali di prossima apertura», così come recita la delibera 253 del 3 agosto 2010, è stata l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.

L’Autorità stessa il 9 febbraio ha dato infatti ragione alla Legacoop (che ne aveva promosso l’opposizione) essenzialmente per due ragioni: il Campidoglio aveva l’obbligo di espletare una regolare gara d’appalto e non poteva chiedere ai gestori di garantire il servizio ad un costo che da oltre 800 euro a bambino scende a meno di 500.

«I costi dei nidi d’infanzia – spiega Pino Bongiorno, presidente di Legacoopsociali Lazio – dipendono per l’85% dagli stipendi e sono perciò incomprimibili, a meno che non si faccia lavorare a nero il personale o non si faccia pesare sui bimbi il minore investimento». Una valutazione di insostenibilità «che non abbiamo fatto noi», insiste Bongiorno: «Il ministero del Lavoro ha fissato i costi del personale con apposite tabelle, mentre il Cnel ha detto chiaramente che per la gestione di un nido non si devono pagare più di mille euro al mese ma neanche meno di 800! Altrimenti, invece che luoghi di crescita, diventano parcheggi per infanti, spesso insicuri».

Il Comune, però, non ha voluto sentire ragioni. E a gennaio ha affidato all’esterno la gestione di cinque nuove strutture a 475 euro al mese per bambino: due se l’è aggiudicate Esperia, società privata aderente a Confindustria; gli altri tre il Centro Nascita Montessori, il Consorzio Con.Opera e la Cooperativa Santi Pietro e Paolo (queste ultime due in quota Compagnia delle Opere). I contratti dovevano essere firmati da qui a pochi giorni, ma l’Autority ha scompigliato i piani della giunta Alemanno. Opponendo tre no di fila. Anche se «il parere dell’Avcp non inficia la delibera», sostiene il consigliere pdl Federico Mollicone.

Il primo no ha natura tecnica: la veste giuridica scelta dal Campidoglio per assegnare i nidi ai privati è sbagliata, trattandosi non di concessione di servizi (che tra l’altro permette numerose deroghe alle norme che tutelano il lavoro) bensì di appalto vero e proprio. In pratica, secondo l’Autorità, la formula adottata non è che una maschera. Il secondo no è conseguenza del primo: il nido low cost non si può fare in quanto l’importo fissato in delibera, 500 euro/mese, non basta. Scrive l’Avcp: «Le giustificazioni addotte dal Comune in ordine alla congruità del prezzo appaiono insufficienti». Soprattutto perché non si capisce come si possa passare dagli attuali 869 euro a bambino a 500, «peraltro soggetti a ribasso». Il terzo no riguarda infine la clausola sui tempi di pagamento delle fatture, previsti dal bando comunale in 90 giorni, mentre l’Unione Europea e il Tar li ha fissati in 30, pena l’applicazione degli interessi di mora.

Non nasconde la sua soddisfazione il presidente regionale di Legacoop, Stefano Venditti: «Ridurre il livello della spesa pubblica è necessario ed urgente, ma non lo si può fare sulla pelle dei bambini appena nati», taglia corto. «Il bando capitolino condanna le cooperative oneste a soccombere a vantaggio di soggetti imprenditoriali che operano nelle zone di economia grigia. Per noi è inaccettabile un sistema che releghi il lavoro educativo ad un livello di minorità sociale ed economica, oltre che a uno stato di precarietà infinita. Per questo chiediamo al Comune di annullare subito tutti gli atti e convocare le parti sociali così da attivare in breve tempo i nuovi servizi, ma in un quadro di legalità e di tutela dei bambini, delle famiglie e dei lavoratori».

(5 Marzo 2011)

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