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Scrivere a mano. Resisterà ancora nelle prossime generazioni?

images-31.jpg«I nostri bambini e i nostri ragazzi sono ormai abituati a scrivere usando la tastiera del cellulare o del computer. Fanno sempre più fatica a tenere in mano la penna, e aumentano in modo esponenziale i casi di “disgrafia”.

“È importante intervenire per correggerli, ma senza considerare il fenomeno come una malattia”. La dottoressa Evi Crotti, psicopedagogista, autrice di molti libri in tema di età evolutiva e titolare di una Scuola di grafologia nonché di una seguita rubrica sul sito Internet del Giornale, non ha dubbi. Sempre più di frequente si presentano casi di bambini con difficoltà di scrittura, che scambiano di frequente le lettere, scrivendo «Q» al posto di «G» e «P», oppure «A» al posto di «O», oppure lettere minuscole al posto di lettere maiuscole. Sempre più spesso bambini e ragazzi fanno enorme fatica a scrivere le parole allineandole una all’altra. «La disgrafia – spiega Evi Crotti – emerge quando il bambino incomincia la sua fase di personalizzazione della scrittura, indicativamente mentre frequenta la terza elementare. Spesso sono gli insegnanti a lamentarsi del disordine nella scrittura dell’alunno, che non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra le lettere e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede a salti, in salita o in discesa rispetto al rigo. Anche la pressione della mano sul foglio non è regolare e può apparire o troppo forte, o troppo debole. Talvolta si riscontra un’inversione nelle direzione del gesto di scrittura, che procede da destra verso sinistra».

Di fronte a questi casi sempre più numerosi c’è chi propone di sostituire la scrittura a mano in corsivo con quella in stampatello, oppure consiglia di affidarsi alla videoscrittura, cioè al computer. «Non è la risposta, ma un errore – spiega la grafologa – perché così facendo si presuppone che non sia possibile recuperare la necessaria abilità manuale per poter scrivere correttamente e si finisce per abbandonare il bambino o il ragazzo disgrafico davanti a una tastiera e a un video, accentuando i problemi e facendolo sentire diverso dagli altri che riescono ad esprimersi tenendo la penna in mano».
La Regione Lombardia ha approvato pochi giorni fa una legge che prevede l’erogazione di contributi alle famiglie, per facilitare i percorsi didattici degli studenti, favorire lo studio a domicilio dei soggetti con questi disturbi e garantire le condizioni che permettano loro di realizzarsi nella scuola. «Bisogna evitare – continua Evi Crotti – di ritenere i bambini disgrafici degli ammalati. Per recuperare la capacità grafica basta una rieducazione alla scrittura, che permetta a questi ragazzi di scrivere normalmente e dunque di inserirsi meglio nella scuola».

La Scuola di Grafologia Crotti organizza da tempo corsi di 6 lezioni per formare educatori e insegnanti della scuola dell’obbligo, addestrandoli ad aiutare bimbi e ragazzi a migliorare il grafismo (www.evicrotti.com). E offre anche la possibilità di interventi individuali su bambini che soffrono di disgrafia, con un percorso che mediamente prevede cinque incontri formativi per arrivare a risolvere il problema.

«Il fenomeno della brutta scrittura sta aumentando incredibilmente, anche a causa del modificarsi delle abitudini scrittorie dei nostri ragazzi – spiega il dottor Alberto Magni, medico e psicoterapeuta che collabora con il Centro Crotti – sempre meno abituati a tenere in mano la penna. Non bisogna drammatizzare, ma è possibile intervenire e risolvere il problema».

(14 Marzo 2010)

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