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Mamme povere, in Italia fenomeno in crescita

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images.jpgL’Italia si piazza al 17° posto nel mondo per il benessere materno-infantile ma il disagio sociale si fa sentire: circa un milione di madri con figlio piccolo vive in condizione di povertà.

Sono 4.2 milioni le donne povere nel nostro paese. 1.678.000 sono madri. Circa 1 milione di esse ha almeno un figlio minorenne: l’86,3% vive in coppia, il 7,5% è sola, il 6,2% in famiglie allargate. E la maternità può diventare causa di povertà per molte donne oltre a incidere sui livelli occupazionali femminili, che diminuiscono sensibilmente.

È quanto emerge dal nuovo rapporto Fondazione Cittalia – ANCI Ricerche per Save the Children su Le condizioni di povertà tra le madri in Italia, presentato oggi insieme all’11° Rapporto sullo Stato delle Madri nel mondo di Save the Children.

“Il nostro paese presenta numeri in generale buoni, tanto che si posiziona al 17esimo posto dell’Indice delle Madri, e molto buoni rispetto ad alcuni singoli parametri, come per l’appunto il rischio di mortalità materna, il tasso di mortalità infantile (4 su 1000 nati vivi), o i tassi di iscrizione alla scuola secondaria (100%) – commenta Francesco Aureli, Responsabile Policy e Advocacy per l’Italia di Save the Children – Se però spostiamo lo sguardo sulle condizioni sociali delle donne e dei bambini, scopriamo che un numero non insignificante di questi non vive per niente bene e che è in ripresa la povertà fra le madri, soprattutto con bambini”.

Il divario occupazionale femminile in Italia aumenta con l’aumentare del numero dei figli: il tasso di occupazione femminile è pari al 65% in assenza di figli ma diminuisce al 60,6% e al 54,8% nel caso, rispettivamente, di uno e due figli, per crollare al 42,6% quando i figli sono almeno tre.

Le difficoltà economiche emergono quando si guarda alle esigenze del bilancio familiare. Informa Save the Children: “Fra le mamme in coppia con un bambino piccolo, per esempio, il 18,6% non ha i soldi sufficienti per fare fronte a tutte le spese del mese; il 16,3% ha pagato in ritardo almeno una bolletta; il 10,3% non è stato in grado di sostenere con regolarità le spese scolastiche dei figli; il 5% non ha potuto acquistare sempre generi alimentari. E nel caso di madre sola con almeno un figlio minore la situazione è ancora più grave, con gli indicatori di deprivazione che salgono ulteriormente: il 44% arriva a fine mese “con molta difficoltà”, quasi il 31% è in arretrato con le bollette, il 25% non ha avuto soldi per spese mediche, il 21% per le spese scolastiche”.

Se si sposta l’attenzione sul mondo, emerge l’enorme divario che vede in cima alla classifica dello stato delle madri e dei bambini Norvegia, Australia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Germania, che rappresentano i 10 paesi dove madri e figli godono delle migliori condizioni di vita. All’estremo opposto, dalle ultime posizioni, ci sono Afghanistan, Niger, Chad, Guinea Bissau, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Sudan, Eritrea, Guinea Equatoriale. In questi ultimi paesi, i dati sono allarmanti: “Il 60% delle nascite avviene senza l’assistenza di personale specializzato; 1 mamma ogni 23 muore per cause collegate alla gravidanza e al parto; 1 bambino su 6 perde la vita prima di aver compiuto 5 anni; più di 1 minore su 3 soffre di malnutrizione; 1 bambino su 5 non va a scuola; in media una donna ha 5 anni di studio; 9 madri su 10 con molta probabilità vedranno morire un loro figlio”.

“La divulgazione dei due dossier – ha detto Valerio Neri, Direttore Generale per l’Italia di Save the Children – è un’ulteriore tappa della Campagna globale di Save the Children EVERY ONE, partita nell’ottobre del 2009 con l’obiettivo di della dire basta alla mortalità infantile, salvando ogni anno direttamente 500.000 bambini”. Si stima che attraverso misure semplici e a basso costo, circa 250.000 donne e 5.5 milioni di bambini che oggi muoiono potrebbero salvarsi: basterebbero assistenza specializzata al momento del parto, vaccini e trattamenti per polmonite, diarrea e malaria, allattamento esclusivo al seno.

(4 Maggio 2010)

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