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Spose-Bambine, una piaga che dilaga

images3.jpgStime Onu indicano che ci sono circa 60 milioni di «spose bambine» nel mondo. Una pratica figlia della povertà, dell’ignoranza e dell’analfabetismo che coinvolge prevalentemente bambine al di sotto dei 15 anni.

La morte di Fawziya Abdullah Youssef, una bambina di 12 anni, nello Yemen, l’11 settembre scorso per emorragia durante il parto ha riacceso le polemiche contro la pratica diffusa in molti Paesi di dare in spose delle bambine. Una terribile pratica che è adottata in molti Paesi oltre allo Yemen.

Il Niger è al primo posto seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Egitto, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia, l’Arabia Saudita e in Afghanistan. Purtroppo la lista non si chiude qui, gran parte del Medio Oriente resta fuori dalle statistiche e non è censito. Figlia della povertà, dell’ignoranza e dell’analfabetismo questi matrimoni spesso distruggono le vite di queste fanciulle. Nutrirle, vestirle e istruirle costa troppo alle famiglie che incentivate economicamente sono spinte a darle in spose presto.

Nei Paesi in cui vige l’usanza che la donna porta con se, andando in sposa, una dote, come nel Sud dell’Asia, la famiglia dello sposo è disposta ad accettarne una più ridotta se la ragazza è molto giovane e questo costituisce altro motivo a spingere le famiglie più povere a dare le loro figlie in spose ancora ragazzine.
Da una ricerca condotta in Afghanistan, dove il 52 percento delle spose sono bambine, si evince che questi matrimoni vengono praticati soprattutto per saldare debiti.

All’età di 12 anni, normalmente i bambini vanno a scuola, giocano con i loro amici. Hanno tutt’altre preoccupazioni. Questa ennesima tragedia ha evidenziato ancora una volta quanto questa tradizione nega invece l’infanzia a migliaia di bambine, e che nello Yemen, specie lungo la costa yemenita del Mar Rosso, è adottata coinvolgendo prevalentemente bambine al di sotto dei 15 anni.

Il marito è spesso un uomo molto più anziano, mai incontrato prima, a volte vedovo o un divorziato.
In Africa centrale e occidentale, un terzo delle «spose bambine» dichiarano che i mariti hanno almeno 11 anni più di loro. In tutti gli altri Paesi ci sono casi in cui la differenza d’età è anche di decenni, a volte anche di 70 anni. Quasi in tutti i Paesi menzionati hanno fissato per legge un’età minima per il matrimonio, molti a 18 anni. Però sono molti quelli che la ritengono anti islamica e cercano di contrastarla e soprattutto di non rispettarla.

Nello Yemen e in Arabia Saudita in particolare sono attive diverse organizzazioni della società civile, in particolare movimenti femministi, che si battono per farla rispettare. Queste organizzazioni non esitano ad intervenire quando vengono avvertite di un caso di matrimonio precoce. Nello Yemen la legge è stata approvata lo scorso febbraio e fissa a 17 anni l’età minima per il matrimonio. Fino a poco tempo fa il vuoto normativo sulla materia non consentiva nel Paese alle autorità di impedire il matrimonio di uomini con spose bambine. Purtroppo però ancora non esistono leggi che permettono di punire i genitori e i mariti per le devastanti conseguenze di unioni di questo tipo.

“I matrimoni precoci violano nel modo più deplorevole i diritti dei bambini”. Con queste parole il direttore esecutivo dell’UNICEF, Ann M. Veneman ha commentato la notizia del decesso di Fawziya Youssef, la bambina yemenita di 12 anni morta di parto.
“E’ con grande tristezza che abbiamo appreso della morte della 12enne yemenita Fawziya. Fawziya che è stata costretta a sposarsi precocemente con un uomo che aveva almeno il doppio dei suoi anni. E’ rimasta incinta e lei ed il suo bambino sono morti dopo aver lottato durante tre giorni di continuo travaglio, come riferito dai media”, ha aggiunto Veneman. Dopo aver denunciato la pratica dei matrimoni precoci, il direttore esecutivo dell’UNICEF sottolinea come più la bambina è giovane al momento in cui resta incinta, più sono alti i rischi per la salute sua e del suo bambino.

“Tragedie come questa, ha detto il dirigente, sottolineano la necessità urgente di tutelare meglio i diritti di donne e bambini, soprattutto bambine”.
“I matrimoni precoci sono spesso conseguenza di povertà e mancanza di istruzione. Bisogna fare di più per affrontarne le cause e prevenire morti tragiche come quelle di Fawziya e del suo bebè”, ha concluso Veneman.

(27 Settembre 2009)

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